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Didattica del basso elettrico a cura del M° Gaetano Ferrara
Marcus Miller Alla Casa Del Jazz A Roma (2006)

Marcus Miller alla Casa del Jazz a Roma (2006)

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Organizzata nell’auditorium della Casa del Jazz dal Saint Louis College of music, il 19 luglio del 2006 si è svolta l’attesa clinic di Marcus Miller, entrati nella bellissima sala troviamo Miller sul palco che suona il piano, accompagnato dal suo batterista, in attesa del pubblico che si accomoda numeroso. Quando tutti si sono seduti Miller imbraccia il basso e attacca un paio di potenti brani funk con l’ausilio, oltre che del batterista, di un tastierista con uno stecchino perennemente in bocca: groove, soli, slap, accompagnamenti in palm muting…. Alla fine dei brani alcuni partecipanti gli chiedono del suo approccio alla cassa della batteria, e Marcus va a dimostrare, con il batterista, come si lavora insieme o “contro” la cassa. Poi le domande del pubblico, composto in gran parte dagli allievi del Saint Louis, proseguono… ma le vere risposte Marcus Miller le dà sempre con il basso elettrico.

D. Quant’è importante lo stile dello swing per suonare il funky?

R. E’ importante studiare tutti i vari stili, non sapersi muovere nello swing certamente ti limita nel funk. [Comincia a dimostrare praticamente come swing e funk siano stili molto vicini tra loro]

D. Quali sono state le influenze che ti hanno permesso di raggiungere il tuo stile?

R. Larry Graham, Stanley Clarke e Jaco Pastorius sono stati molto importanti per me, gli ho sentiti e risentiti studiando i loro pezzi sui dischi, non esistevano video! La cosa più importante è ascoltare e capire come hanno fatto quello che hanno fatto. [Prima di dire questo aveva suonato una serie di brani di questi bassisti, tra cui School Days e Continuum] Poi quando sono arrivato a diciotto anni ho smesso con Larry, Stanley e Jaco ed è rimasto solo Marcus. E’ molto difficile riuscire a suonare come i tuoi eroi, ma la cosa ancora più difficile ancora è diventare te stesso. Quando mi ascoltate si sentono nella mia musica Graham, Clarke e Pastorius e qualsiasi altro bassista o musicista a cui mi sono ispirato, ma si sente anche la città dove vivo, New York, dove c’è tantissima musica. In America i luoghi determinano lo stile, quelli di New Orleans suonano in un modo, in California in un altro, a New York in un altro ancora, è molto importante prendere la musica che abbiamo intorno e portarla nella nostra musica, ed è questo che ci può far diventare speciali. Ho un amico bassista del Camerun a cui ho chiesto se mi poteva insegnare lo stile del suo paese, mi ha risposto che lo riteneva uno stile noioso e non meritevole di considerazione, senza capire che, facendosi conoscere nel mondo, ciò che lo rende speciale sono proprio le influenze musicali del posto dove è nato e cresciuto.[Parte la versione slap di Teen Town]

D. Ci puoi descrivere l’importanza della batteria nello stile slap?

R. E’ molto interessante suonare il basso come fosse una batteria. [Miller dà una dimostrazione pratica usando le ghost notes]

D. Il fatto di suonare vari strumenti oltre il basso, come il clarinetto basso e la tastiera, influisce sulla costruzione di un assolo?

R. Yes! [Come risposta suona il tema e l’improvvisazione di Scrapple From The Apple di Charlie Parker in stile sassofonistico, contrabbassistico e pianistico]

D. Qual’è il brano che hai composto che preferisci suonare?

R. Le composizioni sono come dei figli, non posso dire qual’è la mia preferita, le amo tutte.

D. Quali sono le cose più importanti che pensi di aver imparato con l’esperienza avuta con Miles Davis?

R. Spazio, quando c’è lo spazio tutte le frasi acquistano più importanza, gli strumenti a fiato lo fanno naturalmente con il respiro, invece negli strumenti tipo il basso o la tastiera spesso si tende a riempire tutto lo spazio con mille note. [Procede con due esempi, prima un assolo senza spazio tra le note, poi uno con il respiro tra le frasi tipico dei fiati]

D. Come fai a conciliare la tua attività di musicista con quella di produttore?

R. Inizialmente è stato difficile unire le due cose. Adesso che ho raggiunto una certa maturità come artista sono più sicuro di me stesso e riesco a svolgere senza problemi le attività tipiche del produttore: la scelta dei brani, dei musicisti, del luogo… [La clinic si conclude con l’esecuzione di Phanther]

 

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