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Didattica del basso elettrico a cura del M° Gaetano Ferrara

INTRO

Ti insegnano che la musica può arrivare fino a un certo punto, ma guarda che l’arte non ha confini.

Charlie Parker

Per me il basso elettrico è il cuore pulsante di un pezzo,

l’essenza del ritmo, il posto da cui scaturisce ogni canzone.

James Brown

Guardati dai manuali! I manuali creano le abitudini.

Odrade

Benvenuti nel cosmico viaggio avventuroso della musica, benvenuti a lezione di basso elettrico!

Problema N°1: l’informazione

Lo sappiamo, siamo sommersi da informazioni, distratti da mille stimoli che provengono dai nostri dispositivi digitali. Internet, la grande rivoluzione di una rete che ci unisce in ogni parte del globo, ci illude che sia tutto gratuitamente a nostra disposizione.

In effetti moltissime cose utili sono reperibili dalla rete, ma raramente troverete un filo logico e coerente che leghi tra loro i molteplici argomenti di una determinata materia. Troppe informazioni slegate tra loro diventano un limite, si rischia di imparare malamente a suonare uno strumento imitando come scimmiette i video di YouTube, di disperdere le energie negli infiniti rivoli di internet alla ricerca di facili, inconsapevoli ed effimere soddisfazioni superficiali ad effetto: oggi più che mai c’è bisogno di un’informazione (una didattica) strutturata e competente, che guardi al lungo periodo.

Io vi propongo un corso completo, progressivo e organizzato, supportato dai mezzi audiovisivi digitali, che vi permetta seriamente di entrare nel mondo della musica attraverso il basso elettrico.

Musica e didattica senza barriere tra generi, culture e strumenti

La mia ricerca mi ha spinto ad esplorare territori e mondi distanti tra loro come il rock, il reggae, il blues, il jazz, il soul, il funk, la musica latina, le musiche etniche, la musica classica, tutte musiche differenti ma unite dal mistero dell’espressione vitale della vibrazione e del ritmo. Affrontavo queste ricerche con la consapevolezza che l’essere umano è ricco di complessità e varietà nella sua espressione e nel modo che ha di trasmetterla, ma che, allo stesso tempo, in tutte le culture c’è un’unità di intenti, un’umanità comune, che possiamo sentire e attraverso la quale ci possiamo incontrare, arricchire, esprimere ed evolvere.

Ogni volta che avvicinavo un diverso genere musicale, incontravo anche diverse metodologie didattiche, come, ad esempio, l’approccio improvvisativo legato ai patterns e alle frasi nel jazz e nel blues o il rigore tecnico della progressiva scoperta dello strumento per posizioni nella classica; diversi sistemi di apprendimento e di scrittura, come il mondo delle sigle nel jazz, la pratica dell’intavolatura o dei box nel rock.

Anche le tecniche sullo strumento cambiavano o venivano interpretate in maniera diversa, ad esempio la differenza tra lo slap sul contrabbasso jazz e quello del basso elettrico funk o tra il pizzicato classico e il pizzicato jazz.

Un altro campo di ricerca molto fecondo, seguendo l’esempio di Jaco, è stato quello dello studio del repertorio, delle tecniche e dei metodi di altri strumenti lontani o affini per storia o registro, in primis il contrabbasso e la chitarra, i parenti più stretti del basso elettrico, ma anche cogliendo e riportando sul basso cose come la sonorità staccata del fagotto, le delicate variazioni di dinamica di un flauto traverso o un bansuri indiano, la fluidità del sassofono, l’espressiva cantabilità del violoncello, l’abilità di un sitarista di scivolare su una corda.

Certo non nascondo che a volte le culture sono molto lontane tra loro e che è utopico pensare di assimilare tutte le tecniche e le possibilità anche solo all’interno di un solo genere musicale. È in fondo il dilemma della nostra epoca, immersi nella rete e nella globalizzazione tutti i luoghi, gli strumenti, gli artisti, gli stili e i generi musicali sembrano a nostra disposizione per essere studiati e assimilati. Ma la mole immensa delle informazioni rischia di renderci superficiali e inconcludenti, incapaci di fare la sintesi artistica (e didattica) che tutti i più grandi hanno realizzato (pensiamo a Bach, ai Beatles o a Zappa). Sarà questo il motivo principale dell’attuale deserto creativo nel campo dell’arte?

Ma tutto questo caos non ci deve impedire di raccogliere la sfida, di provare a costruire un percorso, di mettere le ali all’immaginazione, alla sperimentazione e alla creatività: lasciamoci andare procedendo come in una ricerca danzante senza chiudere la mente in steccati e luoghi comuni!

Mettersi in discussione per crescere

Nel corso di oltre vent’anni di professione artistica e didattica, tutte queste informazioni e ricerche sono cominciate a confluire, dal 2004, nel mio primo corso multimediale, che comprendeva l’utilizzo delle tecnologie informatiche nella didattica musicale. Per dieci anni ho verificato con i miei allievi, fisici e virtuali, la validità di quelle intuizioni e di quel metodo. È cominciato così un processo di autocritica e di riflessione, mi rendevo conto che non si poteva cristallizzare tutto in un versante o in un altro, serviva qualcosa di più fluido, libero, più collegato all’esperienza musicale. Sono così giunto a una completa revisione e ad un nuovo approccio, qualcosa di lontano sia dalla noia di una didattica classica fatta di imposizioni e disciplina mal intesa, sia dal pressappochismo facile di tante pubblicazioni (o siti internet) in cui si punta ad un epidermico risultato immediato, ma che raramente portano a raggiungere la vera conoscenza. Ho cercato allora di sviluppare un metodo, un percorso che aspira a contenere in modo armonico i differenti mondi musicali e i diversi approcci didattici, ad essere rigoroso e serio e allo stesso tempo leggero e divertente.

Non separare il seme dal fiore

“Guardandoci attorno nel mondo vediamo offrire varie arti in vendita come merci. Tra gli esperti c’è la tendenza ad inventare vari trucchi e a vendere questi piuttosto che la propria reale esperienza. Questa maniera di pensare è come separare il seme dal fiore e valutare meno il seme del fiore. […] Cercano di trarre guadagno proponendo e insegnando l’argomento alla moda. […]: una conoscenza parziale è causa di sciagura.”

(Miyamoto Musashi, Il libro dei cinque anelli, Mondadori 1993, traduzione di Cesare Barioli).

Queste parole di un grande samurai (e didatta) vissuto in Giappone a cavallo tra il XVI e il XVII secolo, rappresentano esattamente il mio pensiero sulla attuale situazione dell’insegnamento del basso elettrico: si cerca e viene fornito un epidermico sapere fondato sull’effetto, sul trucco appariscente, sul risultato immediato. Troviamo dappertutto in rete pillole di conoscenza slegate da un contesto, da una consequenzialità logica, da un senso storico, musicale e quindi, in ultima analisi, prive di senso didattico. Esattamente come dice Musashi viene separato il seme dal fiore. E la mia idea allora è proprio questa: piantarlo questo seme, fornire vera conoscenza (e dunque vero piacere), portare le persone dove neanche immaginavano sarebbero mai potute arrivare, passo dopo passo, senza fretta. Avete voglia di intraprendere questo bel viaggio avventuroso?

Progressivi con gioia

Da sempre nella mia vita coniugo due passioni: la musica e la didattica. Il corso multimediale qui presentato è la sintesi di decenni di ricerche, studi ed esperienze; è il frutto della voglia di imparare, del desiderio di condividere la conoscenza, della volontà di fornire uno strumento finalmente completo e strutturato, che possa diventare un punto di riferimento fondamentale per chi ama la musica e il basso elettrico e che metta infine un po’ d’ordine nel mare delle informazioni in cui siamo immersi.

Un metodo, un corso devono avere la capacità di accompagnare progressivamente nella crescita l’allievo, mettendo insieme in maniera armonica i tre elementi basilari dell’educazione musicale: tecnica, teoria e piacere del suonare (che comprende espressione, sensorialità, creatività, movimento). Questo terzo elemento, il piacere del suonare, è il più importante, si tratta di mettersi in comunicazione con le vibrazioni della musica il prima possibile, è un piacere fisico, ma anche intellettuale e spirituale.

Spesso i metodi musicali o sono troppo pratici ed evasivi o diventano barbosi elenchi di scale ed accordi. Il risultato è il procedere da una parte con la mancanza di consapevolezza, dall’altra si viene privati della gioia della pratica musicale. L’equilibrio tra rigore e divertimento è il principio che sta dietro questo corso.

Il grande pericolo di certi studi sistematici e ripetitivi è quello di finire per percorrere sempre gli stessi solchi soffocando così la creatività, bisogna dunque cercare nuovi stimoli e approcci differenti, sempre però nella coerenza di portare ad uno sviluppo progressivo che consideri gli elementi fisici, mentali ed emozionali insiti in quel fenomeno complesso che è suonare uno strumento musicale. La musica è gioia, la musica è conoscenza, lasciatela risuonare dentro di voi.

Per chi

Generalmente ci sono due categorie di persone che studiano musica: l’aspirante professionista (pochi) e l’amatore (tanti). Il professionista è colui che ha fatto o vuole fare di ciò che ama la sua professione; l’amatore è un appassionato di musica che ritaglia il tempo dal lavoro, dallo studio e dagli impegni familiari, per dedicarsi alla sua passione. Come si vede alla base c’è la stessa motivazione: l’amore per la musica.

L’altra parola per definire gli amatori è dilettanti, anche questa è una bellissima parola, i dilettanti sono coloro che si dilettano, cioè si divertono e provano piacere in quello che fanno. Credo che ogni vero professionista dovrebbe conservare in sé quello spirito di pura gioia per la musica, al di là di ogni considerazione economica.

Nel corso della mia esperienza nel campo dell’educazione musicale ho sentito sempre più l’esigenza di equilibrare in modo flessibile ambedue gli approcci, questo mi ha portato a realizzare un metodo che da una parte offre un percorso didattico di base progressivo ricco di spunti legati alla gioia del suonare, dall’altra approfondimenti teorico-tecnici necessari per chi è instradato alla professione e (addirittura…) al virtuosismo.

Ognuna di queste due categorie ne trae vantaggio: gli aspiranti professionisti con un percorso con elementi di leggerezza e di sintesi, gli amatori avendo la possibilità di approfondire eventuali argomenti di loro interesse.

Un metodo come questo consente inoltre di studiare il basso elettrico anche a chi non può permettersi, per ragioni di luogo, di tempo o di denaro, di frequentare un maestro o una scuola di musica (cose comunque sempre auspicabili).

D’altra parte anche chi già prende lezioni può integrarle con il corso multimediale avendo a disposizione così un’altra campana didattica.

Sia l’amatore che il professionista avranno la certezza di avere tra le mani (e nel computer) un metodo che li accompagni, fin dai primi passi, in maniera progressiva e logica nel loro sviluppo musicale senza rischiare di perdersi nel dispersivo oceano di internet (a cui comunque si potrà tornare avendo però prima acquisito gli strumenti adeguati per discernere).

Basso elettrico, strumento facile?

Circolano varie barzellette sull’incompetenza dei bassisti (e dei contrabbassisti) e c’è un pensiero comune sulla semplicità d’uso di questa chitarra con solo quattro corde grosse (da parte mia io vedo la chitarra come una basso con sei corde piccole). Naturalmente un buon bassista deve avere capacità e attitudini musicali come qualsiasi altro musicista, ma c’è un fondo di verità: con il basso si può anche avere un approccio facile, godere di una progressione armonica semplicemente suonando (a tempo) le fondamentali degli accordi (o la fondamentale e la quinta) o eseguire dei semplici riff. Sono occasioni che, soprattutto in una prima fase, possono essere messe a frutto, anche per cominciare a capire le geometrie dello strumento e sviluppare l’orecchio armonico. Poi per chi vuole approfondire ci deve essere la possibilità di affrontare argomenti e tecniche più complessi. Per un godimento e una comprensione più grande, si può usare il basso per eseguire melodie, armonie o effetti percussivi, ecco che attraverso questo strumento è possibile scoprire e fare propria una visione totale della musica.

C’è da imparare…

 La storia e la funzione dello strumento, il mondo colorato e ricco di morbide forme dei modelli e delle tipologie di bassi e amplificatori.

 Quale equipaggiamento base serve per cominciare.

 Come mettere le mani sullo strumento nel modo migliore, pensando allo sviluppo di una buona tecnica.

 I rudimenti fondamentali di acustica e teoria musicale.

 Come accordare e settare il basso.

 Come eseguire linee di basso e melodie ragionando in maniera consapevole sugli accordi e sul ritmo.

 Il sistema dei 5 box organizzati seguendo una logica intuitiva e innovativa che permette l’uso consapevole su tutta la tastiera di ogni scala, accordo o successione di accordi.

 A leggere e scrivere la musica, a conoscere la teoria musicale in un modo nuovo, rigoroso ma applicato alla pratica, alla magia dell’evento sonoro.

 Tutte le tecniche del basso elettrico e la loro applicazione ai generi musicali e agli stili più diversi.

 A costruire in maniera creativa una propria linea di basso avendo consapevolezza di utti gli elementi in gioco.

 La storia, l’opera e i brani degli artisti e dei gruppi che hanno lasciato un’impronta nel basso elettrico e nella musica.

 La teoria e la pratica per imparare ritmi, tonalità maggiori e minori, armonia funzionale, walking bass, scale e armonia modale e blues, mondi
aumentati, diminuiti, arabi, africani, indiani, pentatonici, stili e generi musicali, plettro, slap, double thumbing, tapping, armonici, bicordi, accordi,
etc., etc., etc.

 A sviluppare l’orecchio (ear training) e improvvisare fin dall’inizio, una delle più belle esperienze creative che si possono vivere con la musica.

Pentagrammafobici

Tra gli appassionati di musica che si avvicinano ad uno strumento, serpeggia spesso il terrore di dover fare infinite fatiche per imparare a leggere la musica sul pentagramma, sacrificando così all’altare della lettura e della teoria ogni piacere di suonare.

Ed ecco che non manca il proliferare di metodi e didattiche che saltano opportunamente il problema promettendo facili e piacevoli risultati immediati. Il sistema di scrittura (quando c’è) più in uso è diventato quello antico dell’intavolatura, modernamente chiamata tablatura o, in maniera abbreviata, tab (dall’inglese tablature a sua volta preso dal latino tabula), già utilizzato ai tempi dell’antica Grecia.

Bene, io dico che tutto lo sforzo che si fa per leggere delle tabs, ottenendone spesso un ben misero risultato, si può invece impiegare per leggere il pentagramma, che è l’unica forma evoluta di scrittura musicale, un gioiello culturale europeo di cui andare orgogliosi.

Se ci si avvicina fin dall’inizio con fiducia e rispetto al pentagramma, con l’ausilio di un metodo dolce e progressivo, che vi permetta da subito di suonare e provare il piacere della musica (senza passare per anni di mortificante solfeggio), vi stupirete della logica e, in fondo, della semplicità del sistema di scrittura musicale.

E poi perché rinunciare alla bellezza contenuta in dieci secoli di storia? Alla possibilità di comprendere qualsiasi libro musicale di spartiti o di teoria e armonia? Perché tarparsi le ali fin dall’inizio?

Non si deve per forza diventare un lettore di musica al livello dei maestri d’orchestra, ma imparare quello che basta per leggere con calma delle linee di basso, affinché il proprio maestro possa dare delle spiegazioni teoriche e pratiche senza ricorrere a immagini a fumetti o metaforiche, per scambiare spartiti tra altri musicisti come te o aspiranti tali, per depositare un brano alla SIAE, per sentirsi dentro di se preparato e competente.

Questo non significa che tutto ruota intorno al pentagramma, la musica è un’altra cosa, l’improvvisazione deve essere libera da spartiti, il modo migliore per eseguire un brano è impararlo a memoria, sarà importante imparare a memorizzare e mettere la musica dentro di noi e non lasciarla su un pezzo di carta. Cercare di riprodurre ad orecchio sul proprio strumento una linea di basso o una melodia famosa è il miglior esercizio musicale che si possa fare.

Poi naturalmente ci possono essere persone che hanno particolari difficoltà con la lettura del pentagramma, dovute a blocchi di varia natura, in questi casi i video, presenti in abbondanza nel corso, possono essere un aiuto risolutivo, permettendo all’allievo la verifica visiva e sonora del brano o l’esercizio suonato.

L’orecchio viene prima dello spartito e della teoria, così come la poesia recitata è più importante di quella scritta.

Rimane il fatto che la scrittura e la teoria sono magnifici ausili della pratica musicale che sarebbe profondamente regressivo e limitante non usare.

Struttura

Ogni lezione è divisa in due parti contenenti argomenti tra loro coerenti con obiettivi mirati e dichiarati all’inizio.

La prima parte si focalizza sull’educazione di base, le cose fondamentali che tutti i bassisti devono conoscere per poter agire bene ed in maniera consapevole. È il cuore del corso dove vengono spiegati a livello pratico e teorico gli elementi essenziali della musica (ritmo, melodia e armonia) con esempi tratti dai generi musicali, dagli stili, dai musicisti, dai bassisti e dai gruppi che hanno fatto la storia della musica.

La seconda parte è dedicata alle Tecniche Complementari: slap, double thumbing, plettro, tapping, armonici, bicordi, accordi. Sono tecniche non indispensabili per eseguire una normale parte di basso in un normale brano di musica, ma spesso costituiscono il fascino e la particolarità del nostro strumento, oltre a garantire uno sviluppo superiore in senso tecnico, timbrico, ritmico e armonico.

Ogni parte della lezione è a sua volta suddivisa in sezioni che vengono riproposte in ogni lezione, le più importanti sono ad esempio, Educazione Ritmica, Educazione Melodica e Educazione Armonica (tutte comprensive di specifici esercizi di educazione dell’orecchio il più delle volte collegata con l’applicazione sullo strumento), attraverso le quali sarà possibile sviluppare tecnica ed orecchio sugli aspetti principali della musica.

Ci sono poi rubriche dedicate specificatamente ai musicisti più significativi (non solo bassisti naturalmente), ai generi e agli stili musicali. Una sezione particolarmente importante e originale è: Storia del basso elettrico, dove lo sviluppo dello strumento viene messo in relazione con la musica e il costume delle varie epoche, in modo da collegare consapevolmente ciò che si suona al suo significato e alla sua energia originaria.

5 & 6 corde

Inutile girarci intorno, per certe cose sono un po’ tradizionalista: considero il 4 corde lo strumento fondamentale. Dai maestri del contrabbasso, da Pastorius fino a Wooten, tutta la storia del bassismo moderno in tutte le sue accezioni si è espressa, con poche eccezioni, attraverso le 4 corde. Naturalmente apprezzo grandemente gli artisti che utilizzano questi strumenti, semplicemente ritengo che alla base della didattica del basso elettrico ci sia e ci debba essere il 4 corde. Inoltre, data la simmetria delle accordature, ogni esercizio concepito per il 4 può essere riportato, opportunamente ampliato (gestendo i problemi di muting legati alla mano destra), sul 5 e sul 6 corde.

Ho voluto comunque lasciare uno spazio al 5 corde, strumento ormai di larga diffusione, mostrando, quando necessario, gli eventuali adattamenti di specifici esercizi.

Multimedialità

I mezzi tecnologici offrono l’occasione di realizzare manuali e metodi didattici, dotati di un’efficacia grandemente potenziata rispetto al passato. Il computer, internet (con rimandi e approfondimenti disponibili sul nostro sito o selezionati sulla rete), supporti video, audio (mp3, midi file), ipertesti, tutto questo, strutturato adeguatamente e supportato dagli antichi sistemi del linguaggio scritto e del pentagramma, produce una nuova visione, più dettagliata e completa, della didattica e della pratica musicale.

Le lezioni si presentano in forma di file PDF interattivo, utilizzabili sul computer con tutti i vantaggi della multimedialità, ma che sono anche perfettamente stampabili in alta qualità, dimodoché alla fine ci si ritrova anche un vero e proprio manuale cartaceo, con il piacere di studiare su un vero libro di musica. È importante sottolineare questo aspetto della presenza del testo, e non solamente dei video, per una fruizione meno immediata, ma più ragionata e completa.

Assistenza

Sarà possibile instaurare un rapporto personale, per risolvere eventuali dubbi o problemi e rispondere alle domande, attraverso lo scambio di email o direttamente accedendo alla pagina Facebook della Didattica del Basso Elettrico.

È possibile anche avere consulenze e lezioni supplementari, con contatto video e scambio di file, su Skype.

Obiettivi

Il mio primo obiettivo di didatta è quello di accompagnare gli allievi lungo il percorso, affrontando ogni difficoltà in maniera progressiva e completa, senza lasciare indietro nessuno, dando la possibilità, sia al dilettante, sia a chi aspira alla professione e all’eccellenza, di raggiungere la meta personale che si è prefissa.

Sto creando quel metodo, quel manuale e quella guida libera e flessibile, ricca, completa, semplice nella complessità, che ho sempre sognato di avere tra la mani per potere imparare la musica (le musiche!), attraverso testi, spartiti, video, immagini e suoni, con lo stesso spirito con cui si affronta un viaggio per paesi e pianeti sconosciuti, con la consapevolezza che il viaggio più importante è quello che si affronta dentro se stessi.

Voglio fornire un metodo per imparare la musica attraverso il basso elettrico, ricco di supporti multimediali, completo sotto l’aspetto teorico e tecnico e nello stesso tempo capace di porgere la didattica con semplicità, perché come diceva il grande scultore rumeno Constantin Brâncuși: La semplicità è la complessità risolta.

Ma alla fine l’essenziale scopo di tutto ciò è raggiungere la gioia e il piacere incommensurabile che si prova suonando il proprio strumento e di farlo insieme agli altri provando le stesse sensazioni di libertà, unità e bellezza.

È questo l’obiettivo che vorrei condividere con voi.

Vi presento dunque la prima speciale lezione fondamentale del corso, assolutamente corposa e sovradimensionata, direi abnorme, rispetto alle dimensioni di quelle che seguiranno (che non supereranno le 50/70 pagine). Si tratta di un omaggio e di un’introduzione al basso elettrico ricca di informazioni (che mi sembra siano assenti, nella loro espressione in forma organica, non solo nel web ma anche in ambito editoriale), che pone le basi sulla conoscenza dello strumento.

Questa lezione e le altre che seguiranno, sempre acquistabili e scaricabili da questo sito, vi introdurranno dolcemente ma con mano sicura alla musica e al basso elettrico.

Il capitano augura buon viaggio ai cosmonauti della musica imbarcati sull’astronave Basso Elettrico!

Rimanete sempre Into The Groove e che lo spettacolo cominci!

Roma, 3 Aprile 2017 (rivisto il 20 Dicembre 2017 e il 19 Febbraio 2019)

Gaetano Ferrara

Insegnare è un’arte come suonare.

Lennie Tristano

Vedi, se smetti di voler imparare cose nuove è come se tu non fossi più vivo. Ed è così, la musica è talmente vasta che non ce la farai proprio mai a impararla tutta.

Charlie Parker

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