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Didattica del basso elettrico a cura del M° Gaetano Ferrara

MODULAZIONE, PITCH SHIFTING & SINTESI

Terza ed ultima grande categoria in cui andremo ad infilare tutti quegli effetti non ancora presi in considerazione.
La modulazione è la variazione ciclica di ampiezza, di frequenza, di fase e di spettro di una forma d’onda (un segnale) ripetuta regolarmente nel tempo ad opera di un altro segnale elettrico (solitamente emesso in musica, come vedremo più avanti da un oscillatore LFO). Queste variazioni creano degli effetti pulsanti che ampliano la spazialità del suono e danno un senso di pienezza, rotazione e movimento. In campo musicale la modulazione si ottiene combinando segnali diversi o miscelando il segnale con il suo equivalente sfasato nel tempo come nel flanger e nel chorus.
La madre di tutti gli effetti di modulazione è stata una complessa macchina (comunque ancora in produzione) che faceva ruotare gli altoparlanti chiamata Leslie rotary speaker. Il tentativo di emulazione elettronica di questo effetto fu chiamato phaser (Uni-Vibe) e apparve alla fine dei Sessanta.
Il dispositivo elettronico fondamentale, introdotto a partire dai primi sintetizzatori degli anni Sessanta, che permette le variazioni (modulazioni) cicliche dei parametri di un segnale è l’oscillatore a bassa frequenza (LFO: Low Frequency Oscillator). Questo circuito, in grado di generare varie forme d’onda, è tra gli assoluti protagonisti di questa famiglia allargata di effetti ad alto livello tecnologico. Attraverso le sue basse frequenze non udibili è possibile controllare i segnali di altri circuiti per produrre i vari effetti di modulazione. Il circuito LFO permette di stabilire la frequenza (quante volte si ripete un evento in un secondo = quanti Hertz) di un certo fenomeno, ad esempio nel vibrato 10 hz corrisponde a 10 variazioni di pitch al secondo (rate/speed), oppure l’incidenza, la profondità, di un certo effetto (determinata dall’ampiezza dell’onda emessa dall’oscillatore), sempre nel vibrato stabilisce quale sia la differenza di altezza rispetto al suono originale (depth). Per il suo diffuso uso nella musica elettronica esiste addirittura un gruppo inglese di musica elettronica tecno che ha preso il nome di LFO.
Il pitch shifting denomina un’altra interessante e vasta categoria di effetti che giocano su varie modalità di cambiamento di intonazione del segnale (innalzandolo, abbassandolo o armonizzandolo), i più importanti sono l’octaver, l’harmonizer e il Whammy.
Tutti i dispositivi che permettono di realizzare gli effetti sopra descritti entrano in gioco nel mondo dei suoni che definiamo di sintesi e che nascono con la rivoluzione tecnologica dei sintetizzatori avviatasi alla fine degli anni Sessanta. Questi effetti riuniscono (o emulano) in forma di pedale i vari circuiti che costituiscono un sintetizzatore: filtri equalizzativi, oscillatori, amplificatori, generatori d’inviluppi, circuiti direttamente collegati agli effetti di modulazione, pitch shifting, ritardo e guadagno (quindi in pratica a tutti gli effetti).

PANNELLO DI CONTROLLO DI UN SINTETIZZATORE MOOG

PANNELLO DI CONTROLLO DI UN SINTETIZZATORE MOOG

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