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Didattica del basso elettrico a cura del M° Gaetano Ferrara

LOOP MACHINE

Non possiamo naturalmente definire una loop machine come un effetto di ambiente, ma come la naturale evoluzione della tecnologia dell’echo/delay. Abbiamo infatti già incontrato il Time Lag Accumulator di Riley e i Frippertronics di Fripp & Eno degli anni Sessanta e Settanta, ma lì eravamo ancora nel mondo analogico del nastro magnetico. Con la memoria digitale e il relativo concetto di campionamento (sample), nascono le moderne loop machines che, compatte e potenti, permettono di sovrapporre a strati intere linee ritmiche, armoniche e melodiche a piacere del singolo esecutore. Essendo la musica composta in gran parte con sezioni ripetute, si possono intuire quali grandi potenzialità sono insite in simili macchine.
Tanti come al solito i modelli e le marche, dalle prime versioni a rack con controller separato come il pioneristico Paradis LOOP Delay del 1992, seguito dalla serie Echoplex con l’Oberheim Echoplex Digital Pro dal 1994, il Gibson Echoplex dal 2000 e il Gibson Echoplex Plus dal 2002 (modelli rimasti al top per anni, evoluzioni digitali del Maestro Echoplex EP-3, eco a nastro a transistor a sua volta derivante dal già visto pioneristico Echoplex Maestro a valvole), fino ai rinomati modelli Loop Station della Boss e al DigiTech JamMan Looper, totalmente concepiti come stompbox.
Vediamo qualche esempio di uso della loop machine dal basso. Intanto va ricordato che il primo bassista ad intuire le possibilità di sviluppo di un digital delay come loop machine fu Jaco Pastorius, come si evince dall’uso che faceva del MXR 113 Digital Delay (con un tempo di ritardo massimo di 1024ms!) dal vivo alla fine dei Settanta, godetevi poi, alle prese con delle vere e proprie loop machine Victor Wooten e, con il contrabbasso e un intelligente uso di effetti, Adam Ben Ezra.

BOSS RC-300 LOOP STATION

BOSS RC-300 LOOP STATION

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