skip to Main Content
Didattica del basso elettrico a cura del M° Gaetano Ferrara

Alcuni consigli per una serena equalizzazione

Usare l’equalizzatore può creare qualche difficoltà, anche perché, come abbiamo visto, oltre ad esserci molti tipi di equalizzatori, i fattori che influenzano la resa timbrica di un suono sono tantissimi.
La scelta e la ricerca di un colore timbrico dovrebbe essere determinata prima di tutto da un’idea di suono che avete in testa e che è relativa anche al genere, allo stile e alla tecnica utilizzata. Una cosa è il suono di un brano swing suonato con il pizzicato all’altezza della fine della tastiera, altra cosa è un pezzo funky basato sulla tecnica slap. Ogni bassista, con la sua propria sensibilità, si comporta in modo diverso e ottiene un suono diverso basato sul suo bagaglio di conoscenze, esperienze e di tecnica.
Una quotidiana ricerca personale è la chiave per sviluppare le competenze necessarie per trovare le giuste sonorità.
Ecco ora alcuni consigli generali che possono aiutarvi nella vostra avventura nell’universo del suono:

  • Prima di conoscere le funzionalità di un equalizzatore dovete avere piena consapevolezza delle possibilità timbriche ed equalizzative del vostro strumento, utilizzare un magnete al ponte o uno al manico cambia completamente il suono.
    Qui il consiglio è quello di partire con il basso regolato in modo di ottenere il timbro più naturale e completo possibile: tutti i pickup al massimo del volume; i toni completamente aperti nel caso di un passivo; bassi medi e alti in posizione flat (né attenuata né enfatizzata) nel caso di una equalizzazione onboard attiva.
    Molto spesso questo tipo di regolazione delle manopole produce già il suono migliore del vostro strumento (equilibrato e pieno). In ogni caso avrete un punto di riferimento dal quale allontanarsi o tornare nel corso delle vostre ricerche equalizzative.
  • Così come avete regolato in modalità flat il vostro strumento, operate allo stesso modo con la sezione dedicata all’equalizzazione dell’amplificatore, regolate le manopole, o i cursori nel caso dell’equalizzatore grafico, sul valore zero (di solito a ore 12).
    Nel caso di un amplificatore vintage a valvole con i filtri passivi, potrebbe essere una buona idea mettere tutto a 10, in modo da avere a disposizione l’intero spettro delle frequenze senza attenuazioni e poi eventualmente intervenire tagliando dove occorre.
  • Arrivati a questo punto alzate il volume, state ascoltando il suono pulito del vostro strumento accoppiato con il vostro amplificatore con i controlli in modalità flat, già solamente alzando il volume il suono cambia e prende corpo, cominciate a ragionare a partire da quel suono: è la vostra base, il punto di paragone.
    Ponetevi delle domande: vi soddisfa questa sonorità? È adatta per lo stile o il genere di musica per il quale state cercando un suono di basso? Si inserisce bene nel mix con gli altri strumenti? Che tipo di suono desiderate? Magari cercate qualcosa di più profondo e corposo, allora proviamo a incrementare con l’amplificatore un pochino i bassi e i medio-bassi e tagliamo un po’ di alti. Se volete qualcosa di brillante e definito bisogna seguire la strada opposta: più alti e medio-alti e meno bassi.
    Una strategia alternativa è quella di lasciare i controlli dell’amplificatore in posizione flat e operare su quelli del basso, soprattutto se si possiede una equalizzazione attiva (in caso contrario non c’è molto da fare, a parte tagliare gli alti o escludere uno dei pickup o trovare una miscela tra i pickup).
    Tornate frequentemente al punto di paragone in modalità flat, in modo da capire cosa produce il vostro intervento sui controlli di tono (un aiuto in questo senso può arrivare da equalizzatori forniti del tasto bypass che permette di disattivare istantaneamente le funzioni equalizzanti). In ogni caso disponetevi a provare, sperimentare, ascoltare.
  • In linea generale, per semplificare mentalmente e praticamente, lo spettro delle frequenze viene diviso in 4 aree fondamentali sulle quali intervenire con l’equalizzazione, con alcuni aggettivi cercherò di descrivere l’effetto che si può provocare sul suono del basso innalzando una di queste bande di frequenza, in positivo e, se si esagera, in negativo:

BASSI circa tra 30/40 e 100 Hz: profondità/rimbombo, suono fangoso.
MEDIO-BASSI circa tra 100 e 600 Hz: corposità, definizione profonda/suono inscatolato, effetto clacson.
MEDIO-ALTI circa tra 600 e 3000 Hz: definizione brillante, presenza/suono tagliente.
ALTI circa dai 3/5 kHz in su: brillantezza, trasparenza/suono ronzante, esaltazione dei rumori di tocco.

  • Bisogna sempre considerare il fenomeno dei suoni armonici, per cui un LA basso da 55 Hz (III corda) produce le frequenze armoniche (naturalmente con una intensità minore rispetto alla fondamentale) di 110 Hz, 164 Hz, 220 Hz, 277 Hz, 329 Hz, 392 Hz; 440 Hz, 493 Hz, 554 Hz (medio-bassi); 622 Hz, 659 Hz, 693 Hz, 783 Hz, 830 Hz, 880 Hz (medio-alti); quindi questo suono basso potrà essere processato agendo sulla manopola dei bassi ma, presentando in realtà un ampio spettro di frequenze, sarà modificabile anche intervenendo sui medio-bassi e sui medio-alti, tale intervento donerà al timbro di quella note (e di quelle limitrofe) una chiara brillantezza.
  • Solitamente quando ci si dispone ad equalizzare un suono l’idea di partenza è spesso quella di aumentare l’intensità di certe frequenze, si pensa: vorrei più bassi oppure proviamo ad alzare i medi, etc.
    È importante invece anche provare a ragionare per sottrazione, tagliare invece di aggiungere: volete un suono più definito? Provate a diminuire i bassi; sentite troppo i rumori dell’azione delle mani sulle corde o volete un suono profondo? Tagliamo un po’ di alti e medio-alti invece di alzare i bassi, insomma attenuare al posto di amplificare.
  • È una normale regola di buon senso quella di evitare esagerazioni: sistemando qualsiasi banda di frequenza al massimo dell’intensità possibile, otteniamo fenomeni sgradevoli con suoni distorti, allo stesso modo azzerando completamente i valori, perdiamo pienezza e volume (a meno che non si voglia raggiungere degli effetti particolari).
    Lo stesso discorso vale anche per l’equalizzatore grafico: evitare eccessive distanze tra i cursori, in modo da disegnare una curva grafica delle frequenze armonica e omogenea.
  • L’ambiente nel quale operate è di fondamentale importanza ed è unico, quindi una equalizzazione che funziona bene in un certo ambiente potrebbe non funzionare in un altro. Anche il posizionamento dell’amplificatore rispetto all’ambiente può essere decisivo, bisogna evitare prima di tutto di sistemarlo al centro o in un angolo di una stanza, potrebbe essere necessario anche inclinarlo, sollevarlo o isolarlo da terra, impedendo così al pavimento o al palco di trasmettere in maniera indesiderata le frequenze basse.
  • Dopo un certo periodo di tempo in cui poniamo l’attenzione, con le nostre orecchie e la nostra mente, alla ricerca di un suono, potremmo avvertire dei sintomi di stanchezza e non riuscire più a cogliere le differenze e le sfumature tra le frequenze, è bene dunque fare ogni tanto una pausa, in modo da riequilibrare opportunamente il senso dell’udito e il pensiero.
Back To Top