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Didattica del basso elettrico a cura del M° Gaetano Ferrara

TREMOLO

Poteva essere classificato tra gli effetti di dinamica, il tremolo infatti ha a che fare con l’ampiezza dell’onda, ma il fatto che l’ampiezza venga modulata dal solito LFO, producendo un pulsante alternarsi di un innalzamento e di un abbassamento dell’ampiezza (in pratica un andare e venire regolare del volume), lo pone senz’altro nel campo degli effetti di modulazione.
Abbiamo parlato ampiamente di come questo effetto sia stato confuso col vibrato, delle responsabilità della Fender (ma non solo) in questo misunderstanding e dell’utilizzo dello stesso termine per una diversa funzione nella musica classica.
Si tratta di uno degli effetti più antichi della storia: prima meccanico, poi elettromeccanico e infine elettronico; è inoltre il primo effetto concepito come scatola singola indipendente da amplificatori, organi o piani elettrici.
Come spesso accade però nella storia degli effetti è proprio da un organo che bisogna partire, questa volta non elettrico, ma un vero e proprio antico organo a canne del 1556 presente nella chiesa di San Martino Maggiore a Bologna, che possiede un meccanismo in grado di variare periodicamente la pressione dell’aria e dunque produrre quel regolare aumento e diminuzione del volume tipico del tremolo (ma insieme a questo anche quello del pitch, cioè il vibrato, come al solito tremolo e vibrato si confondono tra loro fin dalla notte dei tempi…).
Il primo tremolo elettromeccanico (senza considerare il Leslie speaker, di un paio d’anni precedente, che produceva però anche qui una combinazione di tremolo e vibrato), basato su un ingegnoso sistema in cui il movimento regolare e regolabile di un liquido devia, riducendolo, il segnale a terra, è stato il DeArmond Tremolo Control o Trem-Trol. Dapprima concepito, nel 1941, come effetto onboard dei primi piani elettrici e poi, dal 1946 con il nome di DeArmond 601, addirittura come primo effetto autonomo per chitarra elettrica. Il tremolo della DeArmond fu molto apprezzato da molti chitarristi di quell’era eroica e pioneristica che furono gli anni Cinquanta, tra questi Duane Eddy, Bo Diddley e l’insospettabile Muddy Waters.

DEARMOND 601 TREMOLO UNIT

DEARMOND 601 TREMOLO UNIT

DEARMOND 601 TREMOLO UNIT (retro)

DEARMOND 601 TREMOLO UNIT (retro)

L’era dei tremoli elettronici, dove dei circuiti valvolari permettevano in varie modalità l’oscillazione (la modulazione) regolare del voltaggio e quindi del volume (bias tremolo), coincide con quella degli amplificatori per chitarra con effetto tremolo onboard, a cominciare nel 1947 dalla Danelectro con il Virtuoso, presto seguita da Multivox, Gibson e Magnatone. Nel 1955 venne distribuito il primo amplificatore Fender con un tremolo integrato (e il primo Fender con un effetto onboard in generale) si trattava del mitico (Tweed) Tremolux, seguito nel 1956 dall’altrettanto tremolante Vibrolux. La Fender continuò con gli apprezzati Tweed Tremolux più evoluti prodotti alle soglie dei Sessanta e per finire, dal 1963, con i Blackface che aggiungevano al circuito oscillante una fotocellula (opto tremolo).

FENDER TREMOLUX 1956

FENDER TREMOLUX 1956

Negli anni Sessanta dalla britannica Vox (ma prodotto in Italia) fa la sua apparizione una scatolina molto interessante, la Vox Repeat Percussion, che aggiunge al tremolo un piacevole effetto percussivo ascoltabile ad esempio in I Had Too Much To Dream (Last Night) degli Electric Prunes.

VOX REPEAT PERCUSSION TREMOLO

VOX REPEAT PERCUSSION TREMOLO

Con l’avvento dei transistor, del LFO e dei sintetizzatori, della tecnologia digitale, il tremolo spicca il volo e assomiglia sempre di più ad un piccolo sintetizzatore. Come al solito (e come in ogni effetto di modulazione) alla base del tremolo moderno abbiamo l’LFO, che questa volta va a controllare l’ampiezza dell’onda prodotta da un VCA (Voltage Controlled Amplifier) un circuito che appunto amplifica il segnale.

SCHEMA BASILARE DEL TREMOLO

SCHEMA BASILARE DEL TREMOLO

I parametri fondamentali del tremolo sono:

  • Depth (profondità/ampiezza), regola quanto ampia debba essere la differenza di volume rispetto al suono originale.
  • Rate/Speed (frequenza), stabilisce la frequenza della modulazione, ovvero quante volte al secondo avviene la variazione di ampiezza dell’onda.
  • Waveform/Shape (forma d’onda), stabilisce quale forma d’onda deve essere prodotta dall’LFO.
  • Tap Tempo (tempo del battito), battendo sul pedale in tempo reale si stabilisce la velocità dell’oscillazione del volume, in modo da farla collimare con la velocità metronomica di un brano.

Naturalmente variegata, la scelta (vastissima) di un pedale tremolo può partire dalla semplicità classica di un Demeter Tremulator (creato nella prima metà degli anni Ottanta per Ry Cooder) con i soli controlli fondamentali di depth e speed; al Boss TR-2 o all’EBS TremoLo che in più aggiungono la scelta delle forme d’onda; al già più ricco di controlli Spaceman Voyager 1 col suo envelope filter; alla riproduzione in scatola dei tremoli storici onboard (ovvero compresi nell’amplificatore combo) di genere bias (valvolare) con il Kingsley Bard o opto con il Voodoo Lab Tremolo; passando per i raffinati Vertigo Tremolo e Strymon Flint – Tremolo & Reverb (con riverbero annesso) che forniscono le varie tipologie di tremoli storici (compreso il tremolo armonico ovvero il vibrato); fino alla complessità e alla versatilità che possiamo riscontrare nel Gravitas Analog Tremolo e nell’Electro-Harmonix Super Pulsar, dove siamo veramente ai confini con un sintetizzatore, infatti oltre all’emulazione dei tremoli classici, quest’effetto assicura un accurato controllo della qualità del suono in senso sia timbrico che ritmico.

DEMETER TREMULATOR

DEMETER TREMULATOR

ELECTRO-HARMONIX SUPER PULSAR STEREO TAP TREMOLO

ELECTRO-HARMONIX SUPER PULSAR STEREO TAP TREMOLO

Dal punto di vista della storia della musica il guitar tremolo, promosso dagli ampli valvolari, esplode dalla fine degli anni Cinquanta e continua fino alla metà dei Settanta con brani, tra i tanti, come All I Have To Do Is Dream degli Everly Brothers, Don’t Bother Me, A Change Is Gonna Come, Bang Bang, For What It’s Worth, Crimson And Clover (sul finale hanno messo il tremolo addirittura sulla voce!), Gimme Shelter dei Rolling Stone, Riders On The Storm dei Doors, Money dei Pink Floyd.
Negli anni successivi, malgrado la sua bellezza, il glorioso effetto comincia a suonare sorpassato e vintage, ma resta presente con interessanti esempi come la colonna sonora di Twin Peaks o le audaci sonorità dei Tool.
Modernizzato dai nuovi pedali che permettono di mettere a tempo l’oscillazione, il tremolo è alla base della sonorità di brani come How Soon Is Now? degli Smiths, Between the Eyes dei Love Battery, Crush With Eyeliner dei R.E.M., Bones dei Radiohead, tutte queste canzoni hanno alla base il ricordo di quel brano seminale degli Who, Won’t Get Fooled Again, che con il suono di un organo filtrato attraverso un sintetizzatore produceva qualcosa di più complesso di un semplice tremolo ma che, malgrado i vari circuiti usati (envelope filter, phase shifter), il tremolo aveva alla sua base.
Sebbene sia stato un effetto che ha lasciato il segno soprattutto nelle sonorità chitarristiche l’effetto tremolo può sposarsi benissimo col basso creando rare ma suggestive emozioni, come dimostrano le britannicamente psichedeliche The Wedding Of Ramona Blair dei Mirage e Show Me The Way degli Small Faces, la splendida Starship Trooper degli Yes, la parte centrale della mitica One Of These Days dei Pink Floyd, Love Is Blindness degli U2, I Wish You Would dei Train, Black Thumbnail dei Kings of Leon.

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